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 03 - Le Alfa storiche
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 Alfa Romeo 169 Jano
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Romeo.78
Amministratore



Regione: Basilicata
Prov.: Potenza
Città: potenza.auto:GIULIETTA 1.6 - 159 TBI-145 1.6 BOXER


9380 Messaggi

Inserito il - 10/10/2009 : 13:19:46  Mostra Profilo Invia a Romeo.78 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
anche a me questa notizia non piace, pero' devo dar ragione a boxer33 perche' noi italiani siamo un popolo di fannulloni e lavoriamo poco e male, ci sono anche le persone serie che si impegnano ma una buona parte sono assenteisti, quando lavorano lo fanno controvoglia ed i risultati sono quelli che conosciamo.
Non ci chiediamo poi il perche' quando le fabbriche chiudono e vanno ad aprire nuovi stabilimenti all'estero.


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Ciccio
Capo 164ttrista



Regione: Calabria
Prov.: Crotone
Città: Crotone,auto : Alfa 164 3.0 Q4. V6 turbo.S V6 TB


3875 Messaggi

Inserito il - 10/10/2009 : 14:56:31  Mostra Profilo Invia a Ciccio un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Mi associo al pensiero di Romeo.78,aldilà di tutto il discorso un'azienda e' fatta in primis dagli operai,poi sono daccordo con tutto il resto,pero' perdere febbriche in Italia e' un grave pericolo per la nostra economia.

Nel Dubbio Accelero!

Modificato da - Ciccio in data 10/10/2009 17:09:39
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Bobby
Presidente



Regione: Umbria
Prov.: Perugia
Città: Spoleto


1990 Messaggi

Inserito il - 10/10/2009 : 16:13:00  Mostra Profilo Invia a Bobby un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Questo è vero a prescidere dai vari discorsi di marche, marchi o quanto altro. Soprattutto se la cosa va ad incidere sulla prima industria italiana, potrebbe portare a delle conseguenze nefaste per la nostra economia.

Riporto qui un articolo di un paio di anni fa circa la produzione Fiat in Polonia;


Polonia: Tychy, il nuovo feudo di Torino
Viaggio nella fabbrica Fiat dove nasce la Cinquecento

Nello stabilimento polacco si gioca il futuro dell'ultima «vetturetta» del Lingotto. Produzione intensiva, ciclo continuo, pace sociale. Con condizioni di lavoro simili a quelle della Mirafiori di Valletta e un welfare made in Fiat che offre agli operai di Tychy il «privilegio» della mutua. In cambio della fedeltà assoluta (Loris Campetti, inviato a Tychy )

Visto da dentro la cabina di verniciatura della nuova Cinquecento, a Tychy, nel cuore di una Slesia nata nel carbone e cresciuta nella produzione automobilistica, il miracolo Fiat richiama alla mente immagini e riflessioni che hanno a che fare con il '900, più che con il futuro «postindustriale». Le temperature africane si avvicinano ai 40 gradi, in quest'estate impazzita per mano umana. I robot che affollano lastratura, verniciatura e montaggio finale sono surriscaldati, potrebbe bastare il flash del fotografo a bloccare l'impianto e far scattare i getti d'acqua antincendio.

Il direttore dello stabilimento polacco, Zdzislaw Arlet, per rispondere alle proteste dei lavoratori dice al giornalista italiano che «in Polonia fa freddo e perciò nei reparti è previsto il riscaldamento mentre in Italia, dove fa caldo, c'è l'aria condizionata. Sarebbe troppo costoso climatizzare 300 mila metri quadrati di capannoni. Per pochi giorni si può sopportare, pensi a chi lavora in fonderia o in miniera». Non è colpa della Fiat se il tempo dà di matto, ma passerà, «due settimane di calura ma da lunedì iniziano le ferie». Chissà che ne pensano gli operai al lavoro dentro la cabina surriscaldata. Sembrano astronauti, con tutone spaziali e maschere integrali, impegnati a spruzzare vernice là dove i robot non arrivano.

Dal fondo del tunnel escono, una dopo l'altra, le nuove vetture, colorate come cliente ordina e pronte per l'ultima personalizzazione, comprensiva di adesivi a strisce o a pois che portano a più di mezzo milione le possibilità di scelta per colore, bande, motorizzazioni, optional e quant'altro la fantasia del popolo automobilista possa desiderare. Il massimo della flessibilità nell'offerta presuppone il massimo di flessibilità lavorativa. Su questo terreno la Fiat è a buon punto, non solo in Polonia. Ma la modernità bussa alla porta di Tychy e già a fine novembre entrerà in funzione un nuovo reparto di verniciatura che da un punto ambientale (esterno e interno) «non ha paragoni», non soltanto in quest'area di produzione automobilistica centro-orientale d'Europa che dalla Slovacchia risale la Polonia e si allarga a Cechia, Slovenia e Ungheria. Persino la serba Zastava sta iniziando la sua «seconde life». E' la globalizzazione a quattro ruote di Fiat, Renault, Citroen, Peugeot, Opel, Ford, Toyota, Volkswagen nei paesi usciti dal socialismo reale ed entrati, chi nell'Ue e chi, per ora, solo nella Nato. Basso costo del lavoro, incentivi statali, sindacati accondiscendenti: ecco la ricetta del made in Europa orientale.

Umani e robot

La lastratura, a Tychy, è già al top dell'automazione. I 3.600 punti di saldatura sono compito dei robot. Il montaggio invece è classico, alla catena gli operai continuano a fare quel che han sempre fatto, assemblano a mano plance, portiere, ruote, cerchioni, insomma le mille componenti della carrozzeria. Magari le cose vanno un po' meglio che in passato da un punto di vista ergonometrico, con qualche montaggio fuori linea. Ma la catena è la catena, un vincolo, con battute - il tempo di durata della mansione che si ripete sempre uguale a se stessa - al di sotto del minuto. Ogni 45 secondi esce dalle linee una Cinquecento «base», le più ricche impiegano il doppio, un minuto e mezzo.

Al montaggio si concentra la maggioranza dei 4.200 dipendenti impegnati nella costruzione di tre modelli. Cinquecento, naturalmente, 59.000 esemplari previsti nell'anno in corso, anche se la domanda incalza di più non si può fare e per arrivare alle 120.000 unità saranno necessarie nuove assunzioni, fino a 1.700 dicono il direttore Arlet e il capo del personale Andrzej Pietra.

Poi c'è la Panda, altro modello di successo del Lingotto e infine la vecchia Seicento destinata soprattutto al mercato interno e d'area, ma anch'essa esportata nel resto dell'Ue. Con l'avvio della produzione per conto terzi della Ka, la vettura Ford che nasce da uno dei tanti accordi siglati da Sergio Marchionne, la produzione è destinata a salire in un anno o poco più dalle attuali 366.000 vetture l'anno alle 500.000. Ce la farà lo stabilimento a reggere, o è vero quel che pensano o sperano a Termini Imerese, secondo cui qualche volume produttivo eccedente potrebbe essere delocalizzato in Sicilia? Escluso, dice Arlet, «ce la faremo benissimo. Il nostro obiettivo è di salire a 2.150 vetture al giorno già nel 2008». Si corre sul filo del rasoio e si spera nel dio polacco, nella disponibilità operaia e nella collaborazione sindacale che non mancano. Si lavora sodo e si corre, ma a volte la fretta non è amica della sicurezza. I carrelli trasportatori sfrecciano nei reparti e capita - ci conferma il dirigente che ci accompagna nella visita - che si verifichino incidenti. Ce ne parlerà Wanda, sindacalista di Solidarnosc nell'intervista qui sotto. Si corre e certo non si marca visita, il tasso di assenteismo è meno che fisiologico, l'1,8%. A Tychy si spera anche nella tenuta complessiva del sistema. Due recenti black out elettrici sono stati provocati da un coniglio e da un'anatra finiti per caso, e purtroppo per tutti, arrostiti sull'alta tensione. Un black out di appena 0,7 secondi ha provocato un fermo impianti di tre ore.

Baricentro industriale

A Tychy si lavora su tre turni di otto ore per sei giorni settimanali (il sabato è calcolato come straordinario, lo fanno tutti per arrotondare lo stipendio che Solidarnosc vorrebbe addirittura raddoppiato). I dipendenti arrivano con i pullman Fiat dai paesi e dalle campagne nell'arco di 50 chilometri, un migliaio direttamente da Bielsko Biala dove c'è il vecchio stabilimento Fiat in cui si produceva la 126, la piccola vettura che ha motorizzato la Polonia. Ora in quella fabbrica - è l'unica joint venture 50-50 tra il Lingotto e la Gm sopravvissuta al divorzio - si è insediata la Powertrain che costruisce i motori diesel per la Fiat e per altri marchi. I motori a benzina per le nuove vetture, invece, vengono da Mirafiori.

I salari a Tychy sono molto variabili: il salario medio è di 871 euro, per gli operai scende a 659. I nuovi assunti con contratto a termine iniziano con uno stipendio di appena 392 euro che, dopo tre mesi, se confermati, sale a 497 euro. Dopo due contratti a termine diventa obbligatoria l'assunzione a tempo indeterminato, ma il passaggio non è automatico. Attualmente i contratti a termine riguardano il 12% della forza lavoro, ci dice il capo del personale Pietka. Le donne sono appena il 17% della forza lavoro, in diminuzione con le ultime massicce assunzioni. Quando c'è stato l'ultimo sciopero importante? Il direttore sgrana gli occhi: «Scioperi? Non ne ricordo dopo il '92, quando la protesta era contro la privatizzazione della fabbrica». La formazione del personale avviene in loco, salvo un certo numero di stage a Mirafiori e in altri stabilimenti italiani, che riguardano soprattutto ingegneri e personale specializzato. E siccome l'orgoglio polacco si fa sentire - «siamo i migliori in Fiat e in Polonia per qualità», abbiamo sentito ripetere a dirigenti, sindacalisti e operai - Arlet specifica che «i nostri vanno a dare una mano in Italia».

La Panda vende bene, gli ordini della Cinquecento crescono e per rispondere alla domanda non è più sufficiente intensificare i ritmi. C'è chi sogna una modifica del sistema di turnazione e si comincia a parlare di lavoro anche la domenica, il «giorno del Signore» che in Polonia vuol dire qualcosa. Ma già si lavora su sette giorni in tutta la manutenzione. Allora, il primo provvedimento per far crescere la produzione contrattato con i sette sindacati riconosciuti è la riduzione delle ferie estive da tre a due settimane, solo 15 giorni a partire da lunedì prossimo. E la settimana perduta, sarà recuperata nel corso dell'anno? «Sarà retribuita», risponde il capo del personale.

«Forza Juve»

Gli operai polacchi costruiscono vetture - Panda e Cinquecento - che non potranno comprare con il loro stipendio. L'ingresso nell'Unione europea ha lungamente paralizzato in Polonia un mercato dell'auto che solo ora accenna a una timida ripresina. E trattasi di un mercato particolare: la totale liberalizzazione delle importazioni fa sì che ogni mese vengano immatricolate almeno 70 mila vetture usate provenienti dalla parte ricca dell'Europa, a fronte di appena 23 mila vetture nuove. Pazienza se si tratta di auto impresentabili nei mercati occidentali, il fatto è che una Mercedes o una Bmw la paghi meno di una nuova Panda. Non parliamo della Cinquecento, che tra i suoi pregi non ha certo l'economicità.

Partecipazione e consenso, rapporto diretto con i lavoratori. Salari «arricchiti» dagli straordinari e qualche premio di produzione. Chi individua problemi in linea e magari suggerisce soluzioni riceve un compenso straordinario. Il consenso si costruisce coinvolgendo le famiglie nei «family day», quest'anno sono arrivati in più di 20 mila a vedere dove lavorano il padre o la moglie o il figlio. Ci sono molti casi in cui sia moglie che marito sono in Fiat, o addirittura in tre, figlio compreso. C'è una sorta di welfare Fiat che ricorda la Torino vallettiana con le ferie per i bambini e, tra poco, la sanità garantita a tutta la famiglia in una Polonia dove è meglio non ammalarsi. Già ora il presidio sanitario dello stabilimento garantisce gratuitamente ogni tipo di analisi e prestazione ai dipendenti.

Franciszek Gierot, sindacalista di Sierpien 80 (una costola staccatasi da Solidarnosc) e Buszat Ryszard di Metalowcy Fap rivendicano il miglioramento continuo delle condizioni di lavoro e accusano Solidarnosh di fare politica e propaganda tentando di fomentare «scioperi ingiustificati, vogliono apparire sui media». Stessa accusa viene dalla direzione, e c'è chi denuncia il rapporto del sindacato già glorioso dei cantieri di Danzica con il governo polacco, un governo che non lascerà tracce positive per il paese e i suoi lavoratori. Franciszek e Buszat ci parlano del 10% di aumenti firmati da 6 sindacati su 7 e di una tantum a luglio a cui si aggiungerà il premio di Natale. I responsabili dei due principali sindacati a Tychy (il 50% dei dipendenti ha una tessera) ammettono che i ritmi sono eccessivi e, se si tiene conto del caldo impossibile nei reparti, si capisce perché tutti aspettino con ansia lunedì per riposarsi, sia pure per due sole settimane. Prima di salutare, Buszat ci chiede di farci interpreti di un appello: «perché i sindacati italiani, che abbiamo cercato inutilmente, rifiutano un rapporto con noi?». La risposta a chi di competenza.

Lasciamo Tychy, anonima cittadina senza centro ma con tanti boschi e un bel laghetto per i suoi 130 mila abitanti. La sua ricchezza si chiama Fiat. Fiat vuol dire Torino e Fiat-Torino vuol dire Juventus. Ce lo ricordano i molti cartelli agli incroci con le coordinate per aderire ai club bianconeri.
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La dura vita di Solidarnosc nella piccola Mirafiori polacca

Sindacati divisi e in perenne conflitto tra loro. Nella fabbrica superflessibile e pacificata, dove non si sciopera mai (Lo. C.)

Wanda Strozyk è uno dei due componenti polacchi del Cae Fiat, il comitato aziendale europeo di cui fanno parte rappresentanti del Lingotto e dei sindacati. Wanda è dirigente di Solidarnosc e conosce bene i problemi dei lavoratori negli stabilimenti Fiat in Polonia. Solidarnosc è il sindacato meno amato dalla direzione polacca, nonché dalle altre organizzazioni sindacali - alcune apertamente filoaziendali, una nata dall'eredità del socialismo reale, altre da progressive scissioni di Solidarnosc. E in atto a Tychy una vertenza di Solidarnosc per presunti comportamenti antisindacali della Fiat (pressioni sugli iscritti perché straccino la tessera, con la presunta partecipazione attiva delle altre sigle sindacali). La questione è stata portata all'ultima riunione del Cae, ma la rappresentanza aziendale ha ritenuto l'argomento non di competenza del Comitato. Solidarnosc minaccia poi di indire scioperi se non verrà raddoppiato il salario, prendendo così le distanze dagli accordi già siglati con la direzione in cui si prevedono aumenti consistenti, ma certo non il raddoppio.

Wanda, com'è organizzato il lavoro a Tychy?

Si lavora su tre turni di otto ore, mattino pomeriggio e notte a rotazione, dal lunedì al venerdì e il sabato come straordinario. I problemi principali riguardano i continui spostamenti da un team all'altro, a seconda delle necessità produttive. Il caos legato al continuo rimescolamento nei gruppi di produzione è aumentato con l'avvio delle linee della Cinquecento.

Si tratta di lavori ripetitivi, con cadenze anche sotto il minuto?

Ripeto che il problema più grave è lo spostamento continuo dei lavoratori da un gruppo all'altro, da una mansione all'altra. Dalla Seicento e dalla Panda si viene trasferiti di colpo sulle linee della 500. Poi c'è il problema economico: i salari sono troppo bassi, da 1.300 a 1.700 zloti, e non c'è certezza del diritto, nel senso che c'è chi è lì da anni e magari guadagna meno di un giovane assunto. Secondo noi c'è un atteggiamento punitivo dell'azienda ai danni dei nostri iscritti, mentre con le altre sigle sindacali hanno rapporti buoni. I militanti di Solidarnosc sono perseguitati e penalizzati. C'è chi ha trent'anni di anzianità in Fiat e guadagna appena 3 euro l'ora, tolte le tasse che sono altissime, sopra il 30%.

Ci sono stati incidenti sul lavoro recentemente?

Ce ne sono molti e sono l'effetto dell'intensificazione dei ritmi di lavoro. La direzione non fa che mettere fretta e con la fretta si lavora male e si corrono più rischi. Recentemente un operaio di 47 anni, padre di quattro figli, è morto sul lavoro schiacciato da un carrello elevatore.


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gdelta
Utente Super



871 Messaggi

Inserito il - 10/10/2009 : 21:58:45  Mostra Profilo Invia a gdelta un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ho la mia convinzione su cosa rovina l'Italia, per varie ragioni credo che possa essere nella posizione di dare un giudizio obbiettivo. Sono certo che in Italia abbiamo persone, come progettisti, operai, dirigenti.. ben al di sopra della media.. Ma c'è un ma.. ed è quello che abbiamo sotto gli occhi. Ho a che fare con realtà italiane e straniere.. potrei dilungarmi nelle differenze e perchè ci tagliamo i c...... favorendo la produzione all'estero. Ripeto i motivi per me sono chiari, e noi italiani riusciamo sempre a sopravvivere grazie alle capacità del singolo.. ma poi in gruppo ci scanniamo non rendendoci conto che danneggiamo tutto il sistema, magari faticando il doppio per rendere la metà. Ma questi sono altri discorsi che forse esulano dalla natura del forum. Spero che almeno, indipendentemente da tutto, ci possa essere un "orgoglio" e una politica che rilanci il marchio, spero che nel cassetto ci siano progetti che guardino avanti, che valorizzino e nascano dall'estro tutto italiano che il mondo ci invidia, che mirino a ricreare un'immagine, un immagine basata sui fatti che forse non pagano subito.. ma che siano la base per una crescita costante. A questo punto non mi importa, se ci sarà una 169, da dove viene il componente (tanto ormai questa è una battaglia persa) ma che quando ci poso le chiappe possa dire.. sono seduto su un'alfa.. che possa sentire l'anima dell'alfa.. chiudere gli occhi e sognare.. per riaprirli e spingere sul gas... sentendo i brividi.. sulla schiena..

Modificato da - gdelta in data 11/10/2009 10:41:50
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gdelta
Utente Super



871 Messaggi

Inserito il - 10/10/2009 : 22:15:07  Mostra Profilo Invia a gdelta un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Rifacendomi a quello che ho scritto prima cosa vorrei da una nuova 169? scrivo qualche caratteristica così.. se possibile trazione posteriore o 4x4, leggerezza, motore.. Interni anche semplici, non mi importerebbe stupire li.. anzi a volte sobrietà sono sinomo di classe.. Insomma vorrei fosse in primo piano lo spirito sportivo.. il resto?. lasciamolo alle vetture di lusso... Vorrei avere anche critiche dalle riviste del settore sulle rifiniture magari povere ma il massimo dei voti per la guidabilità, motore, freni.. etc..
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